Inquinamento da plastica in mare: come intervenire

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Ormai è un fatto risaputo che la maggior parte dei rifiuti presenti nei nostri mari è in plastica, e si stima che ogni anno finiscano in mare circa 8 milioni di tonnellate di plastica, una quantità enorme che distrugge gli ecosistemi marini, uccide gli animali e avvelena le acque. Per quanto riguarda il nostro mare, il Mar Mediterraneo la situazione è particolarmente critica, si stima che la quantità di rifiuti di plastica qui presenti siano pari alle isole galleggianti di plastica dell’Oceano Pacifico.

Il grande problema della plastica è dovuto al fatto che quando finisce in mare rimane lì per decenni se non per centinaia di anni. Con il tempo si sbriciola in particelle piccolissime senza però mai sparire del tutto e entra nel ciclo vitale delle piante marine e dei pesci e di conseguenza finisce nel corpo di noi umani.

Quanto dura la plastica in mare?

Durata plastica in mare

Secondo la Commissione Europea il 70% dei rifiuti marini è dovuto alla plastica monouso. Per questo motivo si richiede la necessità di vietare e/o ridurre la produzione e la vendita di prodotti in plastica monouso. Questo tema è stato ribadito in un comunicato stampa del 28 maggio 2018.

Quali sono i principali rifiuti di plastica in mare?

  1. Bottiglie di bevande, tappi e coperchi;
  2. mozziconi di sigaretta;
  3. cotton fioc;
  4. sacchetti di patatine e involucri di dolciumi;
  5. applicazioni sanitarie;
  6. sacchetti di plastica;
  7. posate, cannucce e agitatori per caffè;
  8. bicchieri per bevande e coperchi per tazze monouso;
  9. palloncini e bastoncini porta palloncini;
  10. contenitori per alimenti, compresi gli imballaggi per fast food.

Cosa fare per l’inquinamento da plastica nel mare?

La reale Italiana ad esempio, che si preoccupa di salvaguardare il mare mediterraneo dall’invasione di plastica, è costituita da piccole realtà spesso privati ed associazioni che si impegnano per ripulire le spiagge. Come il progetto Clean-Up The Med promosso sempre da Legambiente.

Ad esempio il WWF, la più grande organizzazione mondiale per la conservazione della natura, ha avviato una campagna di sensibilizzazione in cui chiede di firmare una petizione per salvare il mare dall’inquinamento della plastica.

Un’altra grande associazione mondiale, Greenpeace ha lanciano una petizione per chiedere alle aziende, sopratutto multinazionali di ridurre la produzione di plastica usa e getta.

Ovviamente questo non basta, c’è bisogno di un forte intervento da parte delle istituzioni per bloccare l’utilizzo delle plastiche a monte. Qualcosa si è cominciato a muovere nel corso degli ultimi anni, grazie alle norme che vietano ad esempio l’utilizzo e la vendita di shopper non biodegradabili.

Oltre a questo la sensibilizzazione verso la cura del mare sta facendo comunque passi da gigante, sopratutto nella società civile e infatti si stanno moltiplicando progetti innovativi che mirano a ridurre l’inquinamento marino, vediamo quali sono le principali.

4Ocean: organizzazione che promuove la lotta all’inquinamento marino attraverso la vendita di braccialetti composti da plastica riciclata raccolta in mare.

Plastic Whale: start-up innovativa che prevede il recupero di rifiuti plastici per costruire barche e piccole imbarcazioni con le quali recuperare altri rifiuti di plastica dal mare.

Seabin: sistema di filtraggio dell’acqua del mare attraverso un cestino galleggiante collegato ad una pompa a terra che risucchia i rifiuti. Il progetto è stato inventato da due giovani surfisti australiani che stanchi di vedere il loro mare inquinato dalla plastico hanno deciso di impegnarsi in prima persona.